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  • Dott.ssa Valentina Bartolomei

...SE IL BAMBINO NON ARRIVA


La scelta di avere un figlio è un avvenimento importante nella vita di una persona e all’interno di una storia d’amore. Nel progettare una gravidanza, la coppia si impegna in un nuovo progetto condiviso, un atto creativo che cambierà radicalmente l’esistenza dei due amanti.

Spesso si da per scontato di poter aver un bambino quando lo si desidera e si tende a rimandare il lieto evento a momenti futuri in cui ci sarà una maggior solidità nella relazione o una maggior stabilità economica. Una recente statistica ISTAT, infatti, indica come a partire dagli anni ‘70 ci sia stato un innalzamento progressivo dell’età in cui si partorisce il primo figlio. Purtroppo sappiamo che più passa il tempo maggiore è il rischio di avere problemi a concepire. Capita sempre più spesso che, dopo alcuni tentativi a vuoto ricondotti al caso, si cerchi aiuto specialistico ricevendo una diagnosi di infertilità.

Si pensa sempre di poter avere un figlio quando lo si desidera ma purtroppo non è così e sono sempre di più le coppie che si confrontano con il disagio imprevisto associato ad una diagnosi di questo tipo.


Ma cosa si intende con questo termine? Secondo l’OMS è possibile fare diagnosi di infertilità solo dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti, tale termine non va però confuso con la sterilità che è legata ad un condizione fisica permanente. La diagnosi di infertilità ha un effetto fortissimo sulla coppia, lasciando i suoi membri interdetti ed in balia di un'infinità di emozioni e sensazioni.

Nella nostra società purtroppo ancora oggi l'incapacità di avere un figlio è vissuta spesso come una terribile maledizione. La coppia può vivere dunque un periodo di smarrimento molto forte. Una diagnosi di questo tipo provoca infatti un forte senso di inadeguatezza e fallimento. Il bambino tanto desiderato e progettato dalla coppia rischia di non arrivare ed entrambi i partner possono vivere un forte senso di perdita. È facile capire come questo possa avere un impatto considerevole sulla qualità della vita, la relazione e la sessualità della coppia.

Spesso la prima reazione è uguale a quella di un vero e proprio shock e sovente le coppie fresche di diagnosi reagiscono negando la realtà ed evitando di parlare di tale argomento. Questo comportamento origina dalla credenza infondata secondo cui non parlare di un qualcosa di doloroso aiuta a soffrire meno, ma purtroppo sappiamo che questa reazione è deleteria alla relazione e al benessere individuale. Ci si comporta come se il problema non esistesse e si cerca in tutti i modi di evitare argomenti che potrebbero far soffrire, la comunicazione all’interno della coppia diviene perciò superficiale poiché ci si limita a parlare di eventi quotidiani o non si parla definitivamente. Questi comportamenti, benchè totalmente naturali, minano le fondamenta della relazione generando incomprensioni e malumori.

Anche la sessualità risente fortemente di una diagnosi di questo tipo divenendo meccanica, i rapporti sessuali si riducono a momenti ben precisi finalizzati al concepimento. Quando questo capita il piacere di fare l’amore viene sostituito dal dovere di fare un figlio, si perde spontaneità e non si riesce a godere del contatto con l’altro. Non è raro infatti che insorgano anche disturbi di natura sessuale transitori legati al desiderio e alla soddisfazione sessuale come ad esempio difficoltà a raggiungere l’orgasmo, calo del desiderio, eiaculazione precoce ed incapacità di portare a termine il coito. Questi disturbi rischiano di minare sia la relazione sia la possibilità di concepimento generando un circolo vizioso che può portare la coppia alla rottura.

Ma non disperiamo! I problemi di natura sessuale e comunicativa possono essere superati con il tempo. Le coppie, anche grazie ad un adeguato supporto psicologico, possono riacquistare la loro intimità. L’impossibilità di divenire genitori possono infatti stimolare la ricerca di quelle risorse interiori in grado di generare complicità ed aiutare i partners a superare la frustrazione. Indipendentemente dal fatto che si continui a provare o che si abbandoni il progetto di avere un figlio è possibile rielaborare questa brutta esperienza, spesso definita come una vera e propria crisi di vita, valorizzando la propria relazione e riscoprendo una sessualità fatta di gioco e complicità.

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