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  • Dott.ssa Valentina Bartolomei

REVENGE PORN: QUANDO IL PRIVATO E’ ON LINE


In questi ultimi anni la cronaca ha portato alla ribalta un nuovo fenomeno legato all’uso dei social network e, più in generale, di internet. Stiamo parlando del Revenge porn, ovvero quel fenomeno per cui vengono condivise on-line immagini o video, talvolta molto espliciti, senza il consenso della persona interessata.

Il Revenge porn, contrariamente a quanto il potrebbe indurre a pensare il nome, non sottende necessariamente una qualche forma di desiderio di vendetta. Infatti, un termine meno ambiguo per descrivere il fenomeno potrebbe essere , secondo la Cyber Civile Rights Initiative, pornografia non consensuale.

Uno dei maggiori fattori di rischio per il Revenge porn è praticare Sexting. Con questo termine si intende l’atto di condividere messaggi, immagini, video a contenuto sessuale più o meno esplicito prodotti attraverso cellulae, computer, tablet e scambiati via chat, social network e programmi di messaggistica istantaena come Whatsapp. Tale pratica può divenire l’anticamera del Revenge porn attraverso il sexting secondario, ovvero la divulgazione non consensuale delle foto e dei video ricevuti.


Il sexting ha molto successo, soprattutto tra i ragazzi, in quanto è una sorta di palestra in cui misurarsi con l’immagine del proprio corpo sessualizzato e con l’imbarazzo che suscita l’idea di condividerlo con qualcuno. Di per sé non si tratta di una modalità comunicativa negativa in termini assoluti poichè permette di sperimentare in un ambiente percepito come maggiormente protettivo, quello virtuale, rimandando l’atto concreto ad un futuro in cui ci si sentirà effettivamente pronti. È necessario però informare ed educare le nuove generazioni affinché venga fatto con consapevolezza, ad esempio inviando foto in cui non è compreso il proprio volto o non sono visibili segni distintivi come nel caso di un tatuaggio. È importante ricordare ai nostri ragazzi che le relazioni cambiano nel tempo e che una persona che è amica o amante oggi potrebbe non esserlo più domani e potrebbe scegliere di condividere ciò che ha ricevuto.

La divulgazione di pornografia non consensuale genera una serie di conseguenze molto gravi. La vergogna, lo shock ed il panico prodotti dalla divulgazione di immagini sessualmente esplicite sono tremendi, ed è sufficiente consultare la cronaca per constatare questa affermazione. Quando la vittima è minorenne inoltre viene quasi certamente a crearsi un blocco nel suo percorso di crescita con una conseguente compromissione del suo sviluppo psico-fisico e della formazione della sua intera personalità. Simili episodi possono distruggere la vita privata di una persona riducendo anche le opportunità di occupazione ed istruzione.

Le vittime vengono regolarmente minacciate di violenza sessuale, pedinate, molestate, licenziate o costrette a cambiare scuola. In alcuni casi le persone interessate arrivano addirittura a compiere un gesto estremo come il suicidio

I cosiddetti migranti digitali hanno imparato l’utilizzo del web attraverso forum dove era presente un moderatore, sperimentando quindi un accesso alla rete più regolato. L’odierna flessibilità degli strumenti e la necessità di competenze informatiche minori invece ha fatto sì che le nuove generazioni saltassero questi passaggi. Diviene quindi cruciale iniziare a lavorare per educare le nuove generazioni, in modo da ridurre i rischi possibili associati a pratiche come il sexting. Sia nel caso in cui ci si trovi davanti ad una possibile vittima, insegnandole dei modi per mettersi in sicurezza, sia nel caso in cui ci si trovi davanti ad un possibile carnefice, generando consapevolezza sulle conseguenze che questo comportamento ha su chi lo subisce ma anche informando sui possibili risvolti legali come ad esempio nei casi in cui viene diffuso materiale di un* minorenne.

‘Dopo un mese dall’accaduto mi sono licenziata, dopo 6 anni di lavoro, e sono tutt’ora senza lavoro dato che nella mia zona non ci sono molte possibilità. Ho cambiato casa, numero di cellulare, abitudini. L’uomo che diceva di amarmi e piangeva davanti a me per il desiderio di non perdermi è l’uomo che mi ha rovinato la vita. Non ho mai pensato al suicidio per questo, ma capisco Tiziana, vittima di un maschilismo senza confini’.

Testimonianza tratta tratta dalla pagina Facebook ‘Abbatto i Muri’

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